La fine della Grande Guerra
Data:
31 Ottobre 2018
Il 4 novembre 1918 è la data che segna la fine della guerra per l’Italia con l’entrata in vigore dell’armistizio di Villa Giusti, firmato il giorno prima con l’Austria-Ungheria.
Il sindaco di Faenza Camangi annuncia l’armistizio con espressioni cariche di riconoscenza per i combattenti e di speranze per il futuro del Paese: vi si annuncia la revisione delle liste elettorali, con l’allargamento del suffragio a tutti i cittadini maschi che avessero compiuto 21 anni o avessero prestato il servizio militare, a prescindere dal loro censo.
“Sempre con riferimento alle precedenti disposizioni e istruzioni date e perché le SS.LL possano adottare provvedimenti opportuni per mantenimento ordine pubblico e preparazione opinione pubblica la informo che entro oggi sarà data notizia conclusione armistizio con Austria-Ungheria”.
Telegramma cifrato inviato a tutti i Prefetti del Regno che contiene disposizioni circa la censura che in quei giorni subiva la stampa riguardo alle comunicazioni inerenti la fine della guerra; il timore era che esse potessero generare manifestazioni tali da suscitare disordini di ordine pubblico.
Il Sottoprefetto di Lugo comunica lo svolgimento di una speciale manifestazione patriottica organizzata l’11 novembre in occasione del compleanno del Re: “la manifestazione è riuscita veramente grandiosa e degna degli attuali avvenimenti“.
La lettera, indirizzata ai Sottoprefetti di Faenza e Lugo e ad altri uffici pubblico contiene il testo del telegramma del Presidente del Consiglio Orlando dello stesso giorno: “oggi è stato firmato decreto con cui considerato che alcune nazioni alleate hanno designato il 28 novembre 1918 come giorno di ringraziamento e di preghiera per l’esito felice della guerra si è stabilito che detto giorno sia festivo […]”. Questi due ultimi documenti sono esempio della propaganda patriottica che anche a guerra finita continuerà a manifestarsi.
In verità il ritorno alla normalità si presenta in salita per un’Italia prostrata dalla crisi economica, e in cui il mito della “vittoria mutilata” comincia ad alimentare un malcontento diffuso nell’opinione pubblica.
Ultimo aggiornamento
9 Maggio 2024, 17:18