Sede di Ravenna
La storia
Istituito dal decreto ministeriale del 15 maggio 1941 come Sezione di Archivio di Stato, divenne Archivio di Stato a seguito del D.P.R. 1409 del 1963 e, dal 1967, ha alle proprie dipendenze la Sezione di Archivio di Stato di Faenza. Inizialmente ospitato presso la Biblioteca Classense, nel 1956 fu trasferito in una parte dell’edificio dell’antico convento dei Francescani, adiacente alla tomba di Dante, per poi spostarsi dieci anni dopo in un immobile di proprietà privata. Dal 2008 l’Archivio ha sede in un corpo di fabbrica dell’ex complesso benedettino di San Vitale, in piazzetta dell’Esarcato 1. L’edificio, restaurato a partire dal 1999, era anticamente adibito a magazzino. Con il trasferimento nell’attuale sede non solo sono state risolte le problematiche proprie della vecchia localizzazione legate, in primo luogo, alla gestione dei locali adibiti a deposito, ma si è anche data una maggior visibilità e valorizzazione all’Istituto stesso. La nuova sede, infatti, ha una collocazione più rappresentativa, trovandosi inserita all’interno della cosiddetta “Cittadella dei beni culturali”, che vede la presenza di altre istituzioni culturali cittadine di primaria importanza quali la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini, il Museo Nazionale di Ravenna e la Scuola per il Restauro del Mosaico.
Il patrimonio archivistico
Il patrimonio documentario riunì inizialmente i fondi archivistici conservati sino ad allora presso la Biblioteca Classense: quelli provenienti dalle corporazioni religiose soppresse, parte degli antichi archivi giudiziari, quelli delle legazioni di Romagna e di Ravenna e l’archivio storico comunale. Quest’ultimo deposito fu ritirato dal Comune di Ravenna nel 1956, in occasione del trasferimento della sede dell’Archivio all’interno del complesso dei Chiostri Francescani. Tale scelta determinò la separazione dell’unità documentaria degli archivi pubblici ravennati, illustrata, a partire dalla seconda metà dell’800, dall’opera di archivisti e bibliotecari ravennati quali Michele Tarlazzi (1813-1883), Andrea Zoli (1844-1914), Santi Muratori (1874-1943) e, in particolare, Silvio Bernicoli (1857-1936). Questi, con un lavoro assiduo durato decenni, oltre ad aver rivisto o elaborato gli inventari di molti fondi, ha progressivamente redatto le circa 12.400 schede dei suoi regesti, che rimangono uno strumento tuttora indispensabile per l’esplorazione del materiale archivistico che va dall’alto medioevo alla metà del XVI secolo (corporazioni religiose, archivio comunale, archivio notarile di Ravenna).
Il materiale archivistico più antico proviene dai fondi delle corporazioni religiose soppresse in epoca napoleonica: in particolare, per la rilevanza che ebbero nella storia cittadina ma non solo, si ricordano quelli delle abbazie di San Vitale, Sant’Apollinare in Classe, Santa Maria in Porto e Sant’Andrea. Fra i fondi di antico regime vi sono poi gli archivi delle legazioni di Romagna e di Ravenna e quello delle Magistrature giudiziarie civili della Legazione, mentre tra la documentazione di epoca postunitaria, fondamentali per la ricostruzione delle vicende della provincia sono i fondi della Prefettura e della Questura di Ravenna. Altro complesso documentario degno di menzione è quello del Genio civile di Ravenna, all’interno del quale le serie dei “Danni di guerra” costituiscono un importante punto di riferimento per lo studio del periodo della ricostruzione postbellica.
Di cospicua consistenza è la documentazione catastale, che permette di ripercorrere i passaggi di proprietà di terreni e fabbricati del territorio ravennate attraverso mappe, carteggi e registri; del patrimonio fanno poi parte gli archivi notarili e alcuni archivi depositati, come quello della Provincia di Ravenna, il fondo dell’Ospedale di Santa Maria delle Croci, istituti uniti e altre opere pie e l’archivio della Camera di commercio, industria, artigianato, agricoltura di Ravenna. Tra gli archivi privati si segnala quello della famiglia Rasponi Dalle Teste di Ravenna.
La nuova versione del SIAS ha reso disponibile una sezione dedicata all’Archivio di Stato di Ravenna in cui sono fruibili le descrizioni dei primi fondi che sono state riviste, aggiornate e ampliate con i dati desunti dagli strumenti di ricerca esistenti, dalla bibliografia specifica, dall’archivio dell’Archivio di Stato, nonché dalla documentazione stessa. Via via che questa attività verrà completata le descrizioni dei rimanenti fondi saranno messe a disposizione del pubblico.
Scarica la Carta della qualità dei Servizi della sede di Ravenna
Si informano gli utenti che il fondo “Curia generale civile della Legazione di Romagna” (1332-1803) è escluso dalla consultazione per via di un intervento di ricerca e riordino che fornirà un’inventariazione analitica del materiale.
Ultimo aggiornamento
13 Settembre 2024, 13:20